Interrotta la frequenza scolastica all’inizio del terzo anno delle elementari, causa le tristi situazioni familiari createsi dopo la morte del padre, Riccardo lavora, come apprendista, nelle botteghe di artigiani e come muratore nella piccola impresa edile del fratello Giovanni, che costruirà anche il bellissimo campanile, vanto della parrocchia di Santa Lucia.
Riccardo, fin da piccolo, sente una forte inclinazione verso l’arte. Una vocazione artistica naturale, innata. Incoraggiato e sostenuto dalla famiglia, e dal parroco don Vittorio Morando, Riccardo si trasferisce a Venezia. Sostiene e supera gli esami di maturità artistica, premessa indispensabile per iscriversi alla scuola di scultura nell’Accademia. Ne uscirà, dopo quattro anni (1929) con il titolo di professore di scultura, a punteggio pieno 10/10 con lode.
Quattro mesi dopo la vestizione deve lasciare l’incantevole isoletta della laguna veneziana per il primo, grandioso lavoro commissionatogli dai superiori: la grotta di Lourdes, a Chiampo.
Si reca a Lourdes per studiare e contemplare l’originale. In un anno realizza questa immensa scultura con incessante lavoro di cazzuola e scalpello. La grotta finita rende l’ambiente lourdiano con tale verità da fargli dire: “Qui in molti verranno a pregare!”.
Inaugurata la grotta il 29 Settembre 1935, Riccardo ritorna a San Francesco del Deserto per iniziare l’anno canonico del noviziato, come fratello laico (7 Dicembre 1935). Da quel giorno il Prof. Riccardo Granzotto si chiamerà semplicemente Fra Claudio.
Il Cardinale Albino Luciani, patriarca di Venezia, durante una concelebrazione alla Grotta di Chiampo, nel 1976, sorprese tutti col dire: “In questa grotta Fra Claudio ha dato, senza saperlo, il tocco dell’arte francescana alla teologia francescana sull’Immacolata. Con la sua devotissima statua ha dato un sigillo di marmo ai libri dei confratelli teologi”.
Mentre a Vittorio Veneto sta scolpendo il Cristo in attesa della risurrezione, capita nel suo laboratorio il prof. Giuseppe Modolo: “Sei lento, Riccardo mio, sembra che non lo voglia terminare”. Fra Claudio: “Che vuoi, Bepi? Ho tante altre cose cui attendere: la minestra ai poveri, i piatti da lavare, il refettorio, i maiali”.
“Non ti potrebbero esonerare? Tu sei scultore!”
Fra Claudio: “Le chiederei io, queste occupazioni! A me sta più a cuore essere buon religioso che bravo artista. Sono arrivato a provare lo stesso piacere a lavorare il Cristo che a pulire i piatti. E non perché abbia spenta l’arte, ma perché credo d’averla superata!”.
E così Oltre l’arte sarà anche il titolo della sua prima biografia, scritta dal confratello padre E.Urbani.
L’amore per Cristo “Figlio dell’uomo” e il servizio al Regno di Dio, risplendono in modo singolare nella vita del Beato Claudio Granzotto. Ultimo di nove figli, imparò in famiglia il timore di Dio, la sincera pratica della vita cristiana, la generosa solidarietà, la disponibilità al sacrificio e l’amore al duro lavoro.
Grazie alla sua docilità allo Spirito e a una così incisiva educazione familiare, l’esistenza terrena di Claudio Granzotto divenne pellegrinaggio costante verso le vette della perfezione evangelica.
Autentico figlio del Poverello di Assisi, seppe esprimere la contemplazione dell’infinita bellezza divina nell’arte della scultura, di cui era maestro, rendendola strumento privilegiato di apostolato e di evangelizzazione. La sua santità rifulse soprattutto nell’accettazione delle sofferenze e della morte in unione alla croce di Cristo. È divenuto così modello per i Religiosi nella totale consacrazione di sé all’amore del Signore, per gli artisti nella ricerca della bellezza di Dio, per gli ammalati nell’amorevole adesione al Crocefisso.